All’Hangar Bicocca, Tomàs Saraceno e la scienza delle città fluttuanti

24 ottobre 2012

Può l’arte modellare nuovi modi di vivere? Sì, ma soltanto se sarà capace di allearsi con la scienza. È su questa convinzione che si è costruita la carriera di Tomàs Saraceno, argentino classe 1973, che negli ultimi anni, senza soluzioni di continuità, ha alternato gli allestimenti all’Hamburger Bahnhof di Berlino e al Metropolitan Museum di New York con le collaborazioni con la Nasa e il Massachusetts Institute of Technology.

Da ultimo, Saraceno è sbarcato in Italia. Il 26 ottobre apre al pubblico, all’Hangar Bicocca di Milano, la sua ultima fatica, intitolata “On space time foam”. È l’occasione per avvicinarsi a un professionista dalle ambizioni enormi, che con le proprie opere ha progettato un universo organico e futuribile, fatto di volta in volta di palloni spaziali galleggianti, di tele di ragno da riprodurre in laboratorio come mezzi di trasporto aerei, di città sospese nel cielo.

È insomma il più leonardesco tra i sogni, quello del volo, ma aggiornato all’epoca della biologia sintetica e della scoperta del Bosone di Higgs. Quasi ogni opera di Saraceno, nelle sue imponenti dimensioni, è concepita come la continuazione della precedente, e tutte puntano a dare corpo a quella “Città delle nuvole” che rappresenta un’utopia fisica, sociale e abitativa. Proprio “Cloud city” è del resto il nome della struttura a moduli a specchio collocata sul tetto del Met newyorchese, affacciata sul Central Park fino ai primi di novembre.

“On space time foam” è un’altra metafora di questa utopia. Tre sottili membrane di plastica trasparenti, sovrapposte l’una all’altra, sono fissate all’interno dell’enorme “cubo” ex industriale dell’Hangar Bicocca, sospese a oltre venti metri d’altezza. La pressione è tale per cui le membrane risultano sensibili al peso e alle variazioni di temperatura: l’installazione vuole proprio dare prova di questo. Saliti in cima a una scala fino a un massimo di nove per volta, i visitatori potranno immergersi nell’opera, e scoprire come i propri movimenti siano condizionati, o talvolta persino impediti, da tutto ciò che gli accade intorno – da ogni elemento presente nell’ecosistema.

Per “On space time foam”, Saraceno ha parlato del “più grande passo mai compiuto verso la realizzazione della Città delle Nuvole”. È così anche perché dopo il 3 febbraio 2013, al termine del periodo all’Hangar, i larghi teli in pvc non cesseranno di essere utilizzati. Saranno anzi smontati e portati alle Maldive, dove Saraceno continuerà le sue ricerche, con il supporto del neonato Center for Art, Science & Technology (Cast) del Mit di Boston.

Credits:

Tomás Saraceno, Untitled, Courtesy: Tomàs Saraceno, Andersen’s Contemporary, Tanya Bonakdar Galery, Pinksummer

Tomás Saraceno, Cloud City, Metropolitan Museum, New York – Photo Tomás Saraceno

Tomás Saraceno, Cloud City, Metropolitan Museum, New York – Photo Tomás Saraceno

Tomas Saraceno – Observatory – Air/Port/City, Hayward Gallery, London – Courtesy: Tomàs Saraceno, Tanya Bonakdar Galery

Tomás Saraceno, Cloudy Dunes. When Friedman Meets Bucky on Air-Port-City, MACRO, Roma. Collezione Fondazione Edoardo Garrone, Genova. Courtesy: Tomás Saraceno, Pinksummer

Tomás Saraceno, Galaxy Forming along Filaments, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web Biennale di Venezia 2009 – Photo: Alberto Pizzoli/AFP/Getty Images

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