Prima delle prime – FALSTAFF

9 settembre 2015

Ventesimo appuntamento del ciclo

Prima delle prime”

Stagione 2014/2015 

Amici della Scala – Teatro alla Scala

Falstaff

di Giuseppe Verdi

libretto di Arrigo Boito

Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

Lunedì 14 settembre 2015 ore 18

“Non ho pensato né a teatri né a cantanti. Ho scritto per piacer mio e per conto mio”. Scriveva l’ottantenne Verdi nel suo ritiro di Sant’Agata pensando che la vastità della Scala (come più volte aveva espresso) avrebbe nuociuto a Falstaff: era convinto che fosse un’opera da camera nella quale dovevano avere un ruolo importante i dialoghi tra le parti orchestrali e le voci modellate in una gamma di sfumature dal declamato al canto. Insomma per Verdi lo scenario ideale sarebbe stato il giardino di Sant’Agata con tutte le sue belle piante trasformate in perfetti elementi scenici per un gioco di personaggi avvolto in una malinconia mirabilmente sfiorata da spensieratezza giovanile. Il sogno musical bucolico non si realizzò. Molti e comprensibili i motivi.

Così Falstaff andò in scena al Teatro alla Scala nell’ambito della stagione di Carnevale e Quaresima, il 9 febbraio 1893, davanti a un pubblico elitario: Pietro Mascagni, Giacomo Puccini, Giuseppe Giacosa, Giosuè Carducci, Letizia Bonaparte, il ministro Ferdinando Martini. Verdi acclamato uscì 3 volte dopo il primo atto, 6 dopo il secondo, 7 dopo il terzo.

Il libretto dell’opera tratto da “Le allegre comari di Windsor” con alcuni passi ricavati da “Enrico IV” di Shakespeare, tanto amato da Verdi, fu scritto da Arrigo Boito. E se esiste Falstaff lo dobbiamo a Boito convinto che Verdi, nonostante stesse per raggiungere gli 80 anni potesse ancora creare una partitura scintillante. Alcuni passi della loro lunga corrispondenza sono rivelatori e testimoniano uno straordinario sodalizio artistico e umano. Verdi a Boito, 7 luglio 1889: “Voi nel tracciare Falstaff avete mai pensato alla cifra enorme dei miei anni?… E se non reggessi alla fatica?”.

Boito a Verdi, 9 luglio 1889: “Lo scrivere un’opera comica non credo che la affaticherebbe… Lo scherzo e il riso della commedia esilarano la mente e il corpo… Dopo aver fatto risuonare tutte le grida e i lamenti del cuore umano, finire con uno scoppio immenso d’ilarità! c’è da far strabiliare!”

Verdi a Boito 10 luglio 1889: “Amen, e così sia… Faremo addunque Falstaff”.

Verdi a Boito “Voi lavorate, spero. Lavoro anch’io. Mi diverto a fare delle fughe! Sì Signore: una fuga… ed una fuga buffa”.

“Tutto nel mondo è burla” dice Falstaff alla fine dell’opera. Lo dice in una fuga. E come scrive Alessandro Zignani “La fuga si sa non è uno scherzo”.

Nell’incontro “Commedia italo-inglese, divertimento, malinconia” con ascolti e video, parla di Falstaff Angelo Foletto, giornalista e critico musicale.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

Il ciclo di incontri di “Prima delle prime” fa parte del palinsesto di “Expo in città”

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