“Prima delle prime”, 20 settembre: “La bohème” di Giacomo Puccini
17 settembre 2012
Giovedì 20 settembre 2012, dalle ore 18, presso il ridotto dei palchi “Arturo Toscanini” del Teatro alla Scala, l’undicesimo appuntamento stagionale degli incontri di “Prima delle prime” organizzati dagli Amici della Scala sarà dedicato alla Bohème di Giacomo Puccini, opera in cartellone dal 26 settembre al 26 ottobre 2012, diretta dal giovane Daniele Rustioni con regia e scene di Franco Zeffirelli e costumi di Piero Tosi.
Emilio Sala, musicologo e professore nell’Università degli Studi di Milano, sarà relatore di un incontro dal titolo “Tipi parigini”, con ascolti e video.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.
Supporto per l’ospitalità: Brera Hotels
Supporto tecnico Meeting Project s.r.l. service audio-video Milano
Dal testo del comunicato stampa ufficiale:
La bohème
di Giacomo Puccini
libretto di Giovanni Giacosa e Luigi Illica
Torino 1896. Tenuta a battesimo da Toscanini, piacque al pubblico, dispiacque alla critica soprattutto torinese, e in un anno aveva già fatto il giro del mondo. La vicenda viene dalla letteratura, il fortunato romanzo di Murger Scènes de la vie de bohème apparso a puntate nel 1845-49, che mescolava fiction e vita.
Puccini fotografa la gente, non gli eroi. Un gruppo di giovani artisti, sognatori e senza quattrini: Rodolfo poeta, Marcello pittore, Schaunard musicista, e Colline filosofo, s’ingegnano allegramente a combattere il freddo, a trovare risorse per pranzare la vigilia di Natale. Una sigla ritmica incisiva e scoppiettante introduce la soffitta, il loro dialogare goliardico in parodia. Ma un arioso scopre l’animo vibrante del poeta e il paesaggio, di cieli invernali e tetti di Parigi. Rodolfo resta solo e l’atmosfera si rarefà. Su una frase voluttuosa e delicata d’orchestra entra il primo personaggio femminile, Mimì, e i due predestinati si presentano. Non sono due arie, ma una conversazione. Le frasi melodiche seguono i gesti, lo snodo del discorso, lo slancio delle emozioni; diventano dichiarazioni d’amore, esaltante (Talor dal mio forziere) o incantatrice (Mi piaccion quelle cose). Li accoglie Parigi in festa: esplosione di voci, colori, ritmi e timbri eccitati e curatissimi. Entra il secondo personaggio femminile, Musetta, capricciosa e buona; lascia teatralmente l’anziano protettore per ricongiungersi a Marcello.
L’apertura del III Quadro è puro impressionismo pittorico: orchestrazione velata come il paesaggio di nebbia e neve, con tremolo ripetuto di violoncelli e arabeschi gelati di flauti e arpa, voci intirizzite dell’alba, presagio struggente. Mimì e Rodolfo si dicono addio. Perché lei è malata e la povertà la uccide, dice Rodolfo a Marcello; perché lei, non vista, ha capito dalle parole di lui che la malattia è mortale. In un incalzare di motivi, riconoscibili o nuovi, ricordano i loro gesti quotidiani, i piccoli oggetti, la cuffietta rosa del primo incontro. Puccini sa far vibrare le corde dell’emozione ma frena il sentimentalismo nel finale a quartetto con l’altra coppia in litigio grottesco. E l’orchestra chiude in fortissimo graffiante. Si torna alla soffitta. Rodolfo e Marcello mascherano la solitudine ma un duetto sfoga l’amore perduto; i quattro amici si scatenano in gioco d’allegria fittizia quando irrompe Musetta che precede Mimì in fin di vita. Il cuore s’allarga al ritorno, l’orchestra si scalda, ma è un congedo, di temi richiamati che si sfaldano, della giovinezza che muore.
Fotografia tratta dal sito ufficiale del Teatro alla Scala