Götterdämmerung – Il racconto di “Prima delle prime”

28 maggio 2013

Il Crepuscolo è la fine del ciclo dell’”Anello”. E’ il dramma più complesso, perché è un grande lavoro pieno di energia e per altre due ragioni. La prima è che c’è una grande distanza cronologica tra la stesura poetica e la messa in musica: le competenze di Wagner sono aumentate. La seconda è di carattere endogeno: Wagner, dopo il 1848, ha avuto una profonda evoluzione interiore e nella sua musica traspare, forte, l’impressione del male.

Veniamo alla stesura poetica dell’opera. La prima è del 1848, una versione quasi definitiva arriverà nel 1852, nel frattempo, però, Wagner si accorse che in riferimento alla saga, c’era ancora molto da spiegare e lo fa con il Siegfried prima e con la Valchiria poi assieme all’Oro del Reno. Da dove nasce questo forte impulso creativo lo possiamo capire dai suoi “scritti teorici”, prodotti tra la prima stesura del Crepuscolo e le successive. Wagner prese parte attiva alla rivoluzione di Dresda e la cosa gli costò l’esilio, e in questo momento di idealismo vero scrisse L’arte e la rivoluzione e L’opera d’arte dell’avvenire. In questi due scritti inizia ad elaborare il concetto di “arte sociale” che svilupperà nel libro Opera e dramma, un volume nel quale traspare il suo genio un po’ “prepotente” che racconta la storia dell’arte drammatica e condanna di fatto l’arte espressa per il solo divertimento.

Fino a questo volume, Wagner aveva maturato una logica rivoluzionaria che poi sarebbe stata addolcita dagli eventi, ma che non sarà mai rinnegata. Nel pieno di questo fermento intellettuale, ha concepito il Ring, di fatto percorrendo la saga a ritroso. In esso esprime un’idea mistico-mitica della circolarità del tempo presente in molte religioni e anche nel primo cristianesimo, almeno fino alla morte di Cristo, momento che ha segnato di fatto un nuovo orientamento della storia.

Il segreto della tetralogia è che l’idea della liberazione e del desiderio di potenza come possibilità di distruggere è sottintesa all’azione rivoluzionaria e la insidia dal di dentro. Per poter vivere una vita “regolare” è quindi necessario distaccarsi dal desiderio di potenza. Ecco quindi che ritorna la circolarità, un mito che viene dall’antica Grecia e dalla sua civiltà aurea che diventa argentea, poi ferrea indi viene distrutta dall’uomo per poi ritornare ancora al periodo aureo. Questa sovrapposizione di caratteri, intenzioni e idee acuiscono il nostro interesse nel Crepuscolo. I temi si riconoscono, ma non tornano mai uguali nell’opera, cambia la loro posizione, l’estensione, rendendo il dramma una vera grande riesposizione di temi che cambiano continuamente di colore. Questo è il grande segreto della tetralogia, assieme ad una nebbia che oscura, salvo poi farli ricomparire alla fine nel trionfo della morte, la lebbra del male, ormai, li ha contagiati tutti.

Due parole dominano il libretto: l’invidia, che è rancore e mal disposizione verso gli uomini e l’esistenza negativa asservita al dominio. Percorrendo le vicende del Crepuscolo, ci si sofferma subito sulla scena delle dee del destino che esprime il tempo circolare, ma nella quale le dee lo percepiscono come un insieme unico, infatti parlano come se tutto avvenisse nel presente. Di fatto, quindi, assistiamo già alla fine del dramma appena un quarto d’ora dopo l’inizio, il cerchio del tempo si è chiuso.

Il secondo atto è al centro dell’opera e offre una manifestazione del male come non si era mai vista. L’insieme delle accuse, insidie, inganni di questo secondo atto, nell’ultima versione redatta da Wagner, sembra ricordare il teatro italiano, anche dal punto di vista formale. L’anello attira su di sé la maledizione della quale è portatore.

Come finisce il Crepuscolo, comincia una nuova età? Forse sì. Ricomincia la storia del cosmo? Forse. Wagner ha molto elaborato le ultime parole di Brunnhilde dopo aver conosciuto Schopenhauer: la fine è un grande canto di pacificazione del mondo nell’amore.

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