Alla Villa Reale di Monza, Italia e Cina in una Biennale d’arte e natura

6 novembre 2012

Cosa unisce Italia e Cina? A leggere La Cina in dieci parole (Feltrinelli), saggio dissacrante e insieme commosso con cui Yu Hua racconta il Dragone attraverso una collezione di termini come “Popolo”, “Leader”, “Disparità”, “Taroccato” e “Intortare”, molto risuona nel lettore occidentale in termini emotivi, ma poco in quanto ad effettive analogie culturali.

Forse consapevole di questa difficoltà, la prima Biennale d’arte Contemporanea Italia-Cina, fino al 16 dicembre in mostra alla Reggia di Monza e in altri luoghi della provincia riunita, per realizzare il suo accostamento ha scelto una strategia diversa. Vale a dire una chiave di lettura unica, che delle identità nazionali tiene in considerazione soltanto l’aspetto di più immediata definizione: quello territoriale.

Se il tema è dunque il dialogo tra uomo e natura, sarebbe lecito attendersi un imponente moto di protesta , da quell’Oriente dove l’urgenza della questione ambientale è massima. Eppure, nonostante la scala titanica dei processi di urbanizzazione cinesi, le denunce corrispondenti sono più spesso sfumate e indirette che non tonanti.  Il Green cliffhanger di Yao Lu (ma potremmo parlare anche della Appropriazione della Vergine delle Rocce di Enzo Fiore) è interamente giocato su un effetto di spiazzamento: osservato con attenzione, quello che appare come un paesaggio bucolico in stile classico è in realtà il frutto di un montaggio digitale, in cui le dolci colline non sono altro che fotografie di cumuli di spazzatura coperti da reti in plastica verde.

Altrettanto disorientanti sono la Shanghai di Aldo Damioli, rappresentata con realismo gelido, o il paesaggio di pianura padana che Valentina D’Amaro spoglia di ogni carattere vivo, consegnandolo a un’attesa indefinita. E mentre si distingue la sezione di autori provenienti dalla calligrafia, le sagome in plastica rosa confetto di Shelter di Massimo Giacon si appaiano idealmente alla tela Lover di Yang Na. Entrambe usano forme fumettistiche, ma di lieve hanno ben poco, nella loro evocazione di turbamenti e morti infantili.

A ricordare il dinamismo dei cambiamenti in atto svettano invece il mostro urbano di Liu Jiahua, avvolto su se stesso tra ammassi di case e tubi e minuscoli operai, o Rainbow, il ritratto collettivo e rumoroso di Lv Peng. All’esterno della Villa Reale, intanto, un pesante macchinario in legno e ferro di Wu Daxin è pronto ad essere messo in azione. Sulla cima porta in equilibrio la miniatura di un’architettura tradizionale: per incoronarla, forse, oppure per stritolarla.

Cracking Art Group – Red Guardians – 2012
Lv Peng – Rainbow – 2007
Li Wei – The baby leaves away from the Earth – 2011
Enzo Fiore – Appropriazione della Vergine delle Rocce – 2011
Valerio Berruti – Narciso – 2008
Xu Bing – Background story – 2012

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