A Padova, “Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento”

19 febbraio 2013

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Per un ventennio circa, tra gli anni Venti e Quaranta del Cinquecento, uno tra i luoghi notevoli del Rinascimento Italiano fu Palazzo Camerini in via Altinate a Padova, residenza di Pietro Bembo. In quella villa con giardino dove trascorse buona parte della sua maturità, Bembo non soltanto accoglieva amici e discepoli conosciuti durante i suoi molti viaggi di studio per l’Italia, ma soprattutto aveva allestito una biblioteca e un museo (e persino un orto botanico) eccezionalmente ricchi.

Quel vasto patrimonio artistico e librario ebbe tuttavia un destino sfortunato. A pochi decenni dalla morte dell’autore delle Prose della volgar lingua, infatti, la sua collezione era ormai dispersa. Archivio e Biblioteca Vaticana, Biblioteca Ambrosiana e Biblioteca dell’Eton college sono soltanto alcuni dei centri dove confluirono i volumi e le carte di Bembo, oltre a Venezia, Torino, Vienna, Parigi, Oxford e Monaco di Baviera.

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Sebbene non possa essere vista come una esatta ricostruzione storica del museo patavino, la mostra “Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento”, aperta a Padova fino al 19 maggio, ha l’indubbio merito di riportare nel capoluogo veneto molte opere di autori che Bembo o frequentò direttamente, o ebbe modo di apprezzare e promuovere. Nel percorso espositivo si incontrano così un monumentale dipinto di Mantegna, un disegno di Michelangelo, tavole di Hans Memling, dipinti di Giorgione, Tiziano, Raffaello, Giovanni Bellini e Giulio Romano, e ancora Perugino, Francesco Francia, Lorenzo Costa, Sebastiano del Piombo.

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Tra queste opere, più sculture, arazzi, gemme incise e strumenti musicali, finiscono per ritagliarsi un ruolo quasi gregario quei manoscritti minati e libri a stampa, a cui molti tenderebbero invece a ridurre la figura del Bembo. Il padre degli studi sulla lingua italiana, veneziano di nascita, amico di Aldo Manuzio e di Ludovico Ariosto, fu a tutti gli effetti una figura centralissima nel mondo artistico e intellettuale del suo tempo. Ebbe una vita mondana e relazionale intensa e persino controversa, anche rispetto alla carriera religiosa che lo portò a diventare cardinale nel 1539. Parlando della sua passione per gli oggetti d’arte, in una lettera del 1542 la definì come “questa mia sensualità”.

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Nonostante sia allestita a Palazzo Monte di Pietà e non a Palazzo Camerini (oggi sede del Museo della Terza Armata), questa mostra ricostruisce a tutti gli effetti l’influenza e il richiamo di Bembo sulla scena culturale dell’intera Penisola, tali per cui Pietro Aretino ebbe a dire: “Sembra proprio che Roma si sia trasferita in Padova”.

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Tiziano, Ritratto di Pietro Bembo – Besançon, Musée des Beaux-Arts

Raffaello, Ritratto di Navagero e Beazzano Roma, Galleria Doria Pamphilj

Sebastiano del Piombo, Cristo portacroce Madrid, Museo del Prado

Tiziano, Tobiolo e l’Angelo Venezia, Gallerie dell’Accademia

Perugino, Santa Maria Maddelena Firenze, Galleria Palatina

Eusebio, Chronici canones Londra, British Library

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