“Un’opera morale sulla paternità e sull’ingenuità tradita”

29 maggio 2012

Alla vigilia dell’appuntamento di “Prima delle prime” dedicato a Luisa Miller, abbiamo chiesto allo storico musicale Antonio Rostagno, relatore dell’incontro di domani, di tracciare un parallelo tra la figura di Luisa e quella di altre figure femminili verdiane, ricostruendo nel contempo il legame tra l’opera del 1849 e i lavori successivi.

La conferenza “Tragedia romantica con riscatto” si terrà domani mercoledì 30 maggio 2012 alle ore 18, presso il ridotto dei palchi “Arturo Toscanini” del Teatro alla Scala.

Alcuni critici, tra cui Massimo Mila, raccolgono da Camille Bellaigue l’ipotesi che Luisa Miller rappresenti una anticipazione della Traviata: come se Luisa fosse il primo personaggio ad aver indotto Verdi a “interessarsi un poco a quel che avviene dentro un cuore di donna”. Condivide questa ipotesi? Possiamo vedere Luisa come una virtuale sorella di Violetta nel pianto e nella rassegnazione?

Certo, è così: Luisa potrebbe essere sorella non soltanto di Violetta della Traviata ma per aspetti diversi anche di Gilda di Rigoletto. Non posso tuttavia nascondere che ci sono ulteriori anticipazioni di opere a venire: non solo per la psicologia dei singoli, ma anche per la geometria drammatica e per alcune situazioni. Direi che non è incongruo estendere questa rete fino al Don Carlo o forse addirittura più avanti. Uno dei punti che mi sembrano più forti, uno dei temi che rimane sempre attuale e che è centrale in tutto il teatro di Verdi è poi il rapporto padri-figli. Luisa Miller è la sola opera verdiana in cui vediamo a diretto confronto due coppie familiari: Walter e Rodolfo da un lato, Miller e Luisa dall’altro. E sono due padri che si comportano in maniera opposta, che mostrano due modi antitetici di esercitare il proprio ruolo verso i figli. Certo, in Verdi il rapporto fra padri e figli maschi è sempre diverso dal rapporto fra padri e figlie femmine. Ma in Luisa Miller la differenza giunge agli antipodi e noi ascoltatori non possiamo evitare di parteggiare commuovendoci per uno di questi due rapporti familiari, condannando l’errore su cui è impostato l’altro. Come in Aida, due modelli paterni opposti obbligano lo spettatore a prendere coscienza di una differenza; e di qui scatta quel giudizio morale, che è sempre l’obiettivo del teatro verdiano.

E’ possibile trovare un’affinità, un’assonanza musicale o psicologica tra il duetto di Luisa Miller con il padre e quello tra Violetta con padre Germont?

Si, ma non possiamo dimenticare che Germont non è il padre di sangue, ma che è Violetta che chiede di “abbracciarlo come figlia”. E alcuni registi hanno inteso questo rapporto in modo molto critico, con allusioni che vanno ben la di là dell’affetto paterno. Questo ovviamente non può e non deve esserci nella Luisa Miller. Il duetto del III atto è una delle vette della partitura non tanto, o non solo per la raffinatezza della musica (più commentatori ne vedono un colore emotivo quasi “francese”); se “andrem raminghi e poveri” rimane così indelebilmente impresso non è solo per la musica ma proprio per la situazione di alta commozione senza alcun lato oscuro, in un’opera dove l’ingenuità viene invece continuamente tradita.

Antonio Rostagno (qui sopra), docente di Drammaturgia musicale e Storia della Musica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è già stato relatore a “Prima delle prime” nel 2008 per “Macbeth”, nel 2009 per “Aida” e nel 2011 per “Attila”.

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