“Prima delle prime”, 30 maggio: “Luisa Miller” di Giuseppe Verdi

25 maggio 2012

Sarà dedicato a Luisa Miller di Giuseppe Verdi l’ottavo appuntamento stagionale di “Prima delle prime”, organizzato dagli Amici della Scala per mercoledì 30 maggio 2012, alle ore 18, presso il ridotto dei palchi “Arturo Toscanini” del Teatro alla Scala.

Relatore ospite dell’incontro “Tragedia romantica con ricatto”, al pianoforte, sarà lo storico della musica Antonio Rostagno. L’opera di Verdi sarà poi in scena alla Scala, diretta da Gianandrea Noseda, con la regia di Mario Martone, dal 6 al 23 giugno 2012.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. 

Supporto per l’ospitalità: Brera Hotels.

Dal testo del comunicato stampa ufficiale:

Luisa Miller (Napoli, dicembre 1849) è un’opera spartiacque tra il Verdi impetuoso dalle pulsioni ritmiche ed emotive vertiginose, e quello più compatto che sta per venire, dalla trilogia a Otello. Opera stupenda, fin troppo densa di dramma, idee e contrasti; a evocarla almeno due momenti indimenticabili. Il cantabile che si leva struggente nel Terzetto finale a unire nella morte i due amanti che soprusi e inganno hanno separato (Ah! vieni meco! Ah! non lasciarmi). Il recitativo e aria del tenore quando si crede tradito e rievoca le dolcezze d’amore (Quando le sere al placido). La densità teatrale e di provocazione sociale della tragedia di Schiller (1784) si stempera nella struttura apparentemente meno innovativa del melodramma, dove il conflitto fra potenti e umili, oppressione e libertà dell’individuo è retrodatato al ‘600 per ragioni di censura, ma i temi ribollono, metabolizzati alla Verdi. L’Atto I ferve di Allegri balzanti, agilità brillanti, dichiarazioni travolgenti dei due giovani innamorati, ma qualcosa di sinistro serpeggia nel Coro iniziale, e Miller, padre soldato dell’umile Luisa, osa ribellarsi al malefico Wurm, pretendente non gradito, (Non son tiranno, padre son io) e ne riceve amara rivelazione: il giovane da lei preferito è il nobile figlio del Conte, l’unione con una borghese impossibile. Ed ecco un altro padre, ambizioso, disposto a tutto, tiranno col figlio che a suo modo ama, ma che vuole sposo di nobile Duchessa, già in arrivo. Lo raggiunge in casa Miller, infuria, insulta Luisa in un concertato veemente troncato quando il figlio minaccia di svelare il delitto con cui ottenne il potere. All’Atto II l’intrigo entra in azione. Su un tema popolare che Verdi lancia con forza profetica, il Coro annuncia a Luisa che il padre è imprigionato. Entra Wurm e la costringe a scrivere una lettera atroce per salvarlo: psicologia e canto del soprano volgono al drammatico. Un motivo tortuoso, narrante, lega la scena dei due bassi: il Conte evoca il delitto compiuto, Wurm apprende con paura che Rodolfo sa il vero. Il grottesco caro a Donizetti cuce l’interrogatorio e finzione di Luisa davanti alla Duchessa. Intanto Rodolfo legge la falsa lettera. La macchina infernale produce morte (Atto III). Luisa vorrebbe morire, in canto fiorito delicatissimo vede la tomba come letto nuziale, il padre con violenza d’affetto la convince a vivere. Giunge forsennato Rodolfo, chiede conferma della lettera, versa veleno che entrambi bevono. Di fronte alla morte Luisa confessa d’essere innocente, poi dal terzetto d’addio il suo canto lirico concilia dolore e amore.

Franca Cella

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