Ritratto dell’artista in esilio: Kurt Schwitters alla Tate Britain

29 gennaio 2013

Ritagli di giornale, biglietti dell’autobus, incarti per alimenti, foglie, corde, tessuti, persino mozziconi di sigaretta. Per Kurt Schwitters non esisteva oggetto che non fosse degno di considerazione. Il compito di cui si era investito – un compito forse persino giocoso alle origini, ma drammatico nelle ripercussioni che ebbe sulla sua vita – era del resto proprio quello: “Una completa rottura delle inibizioni […] creare relazioni tra tutto ciò che esiste al mondo”.

Nato nel 1887 ad Hannover e transitato attraverso i maggiori movimenti artistici del primo Novecento, tra post-impressionismo, cubismo, futurismo, espressionismo e dadaismo, Schwitters è oggi ricordato come uno tra i grandi padri del collage: colui che consacrò ai massimi livelli, e fino alle estreme conseguenze, questa pratica già sperimentata da Picasso all’inizio del secolo. Per parlare dei suoi lavori, che estendendosi sulle tre dimensioni furono precursori delle contemporanee installazioni, Schwitters preferiva in realtà usare un’altra etichetta: quella di “Merz”, ossia “la combinazione, per scopi artistici, di tutti i materiali immaginabili”.

Fiero della propria individualità, incapace di far coincidere del tutto il proprio cammino di ricerca con la rotta delle varie avanguardie, Schwitters si presenta come una figura di difficile decifrazione. Una mostra alla Tate Britain, aperta al pubblico dal 30 gennaio al 12 maggio, prova a indagare l’opera dell’artista tedesco mettendo a fuoco un periodo ben circoscritto della sua biografia: quello trascorso in Inghilterra durante la fuga dalla persecuzione nazista.

Cronaca di un esilio che si concluse nel 1948 con la morte del protagonista, “Schwitters in Britain” raccoglie oltre 150 collage, composizioni e sculture, in buona parte risalenti proprio agli anni Quaranta. Dopo aver conosciuto l’isola di Man e le strade di Londra, nel 1945 Schwitters prese casa nella campagna inglese, nel Lake District. A questa fase possono essere fatte risalire le piccole sculture del gruppo Untitled (Opening Blossom), come anche l’ambiziosa Merz Barn, opera dalle proporzioni architettoniche, proseguimento di una analoga costruzione sul suolo germanico: quella “Hanover Merzbau” edificata con materiali di risulta, poi distrutta dai bombardamenti europei, considerata tra i capolavori perduti del modernismo europeo.

Bollata dal ministero di Goebbels come “degenerata” nel 1937, l’arte di Schwitters nasce, per paradosso, da uno degli spiriti più politicamente miti della scena artistica dell’epoca: “Il suo interesse era per il bilanciamento dei colori e delle forme”, spiega Karin Orchard, curatrice del museo Sprengel di Hannover: “Non ha mai voluto offendere nessuno”.

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Credits:

Kurt Schwitters, En Morn 1947
© Centre Georges Pompidou, Musée national d’art moderne, Paris / DACS 2012

Kurt Schwitters, Untitled (Quality Street) 1943
© Sprengal Museum, Hannover / DACS 2012

Kurt Schwitters, Untitled (Opening Blossom) 1942-5
© Sprengel Museum Hannover on loan from Sammlung NORD/LB in der Niedersächsischen Sparkassenstiftung, Hannover

Kurt Schwitters, Irgendetwas mit einem Stein (Anything with a Stone) 1941-4
© Sprengal Museum, Hannover / DACS 2012

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