Prima delle prime – La bohème

25 maggio 2017

Tredicesimo appuntamento del ciclo

Prima delle prime” – Stagione 2016/2017

Amici della Scala – Teatro alla Scala

La bohème

di Giacomo Puccini

libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

Lunedì 29 maggio 2017 ore 18

Bohème, con la sua musica, da tempo coinvolge e commuove a tutte le latitudini: le lacrime versate al finale hanno un sapore universale. “Più invecchio più mi convinco che La bohème è un capolavoro, e che adoro Puccini, il quale mi sembra sempre più bello”. Così scriveva Igor Stravinskij nel 1956. È un capolavoro nato da una gestazione abbastanza laboriosa per quanto riguarda il libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, una delle più famose coppie di librettisti che mai un compositore abbia avuto come collaboratori. Il libretto si ispirava al romanzo di Henri Murger “Scènes de la vie de bohème” e il lavoro di riduzione si presentava particolarmente difficile, perché occorreva ricavare da una narrazione episodica una concisa operazione operistica, che, con una scansione drammatica coerente, rimanesse fedele allo spirito del romanzo, basato su impressioni appena delineate in ben 23 quadri. Illica, che portava in dote un formidabile istinto drammatico e una grande ricchezza di idee, trovava il suo pendant in Giacosa, poeta di raffinata eleganza e drammaturgo fra i più importanti di quell’epoca in Italia. Era questa una collaborazione ideale per Puccini che possedeva in giusta misura le qualità dell’uno e dell’altro dei suoi librettisti. Il compositore attribuiva una grande importanza al metro poetico e spesso chiedeva ai suoi collaboratori di aggiustare un verso in base alle proprie esigenze: per lui l’idea musicale richiedeva un determinato metro. Se lunga e complessa era stata la stesura del libretto, rapida e spedita fu invece la stesura della partitura. Bohème, completata nel dicembre del 1895, solo 2 mesi dopo, il 1° febbraio 1896, debuttava al Teatro Regio di Torino con la direzione di un ventinovenne Arturo Toscanini: grande successo di pubblico, una certa ostilità invece da parte della critica ufficiale che però ben presto dovette adeguarsi ai generali consensi. Per dovere di cronaca bisogna segnalare che anche Leoncavallo in quegli anni, era interessato al romanzo di Henri Murger. “Scènes de la vie de bohème” offrivano un argomento che in piena fase di affermazione del verismo poteva riscuotere nel melodramma un notevole successo. C’è stata una sfida Puccini–Leoncavallo? Forse, comunque Leoncavallo non se la sentiva di “lottare contro due colossi (Illica e Giacosa)” e se ne andò a studiare a Parigi l’ambiente del Quartiere Latino. Puccini il suo Quartiere Latino lo aveva trovato sulle rive del lago di Massaciuccoli, in località Torre del Lago, dove si era insediato un gruppo di pittori appartenenti alla corrente dei Macchiaioli. All’epoca del suo arrivo Puccini non aveva ancora una grande popolarità ma fece subito presa con il suo fascino sul piccolo ambiente toscano. Ferruccio Pagni, fra tutti i pittori quello più legato a Puccini, scriveva “Quell’opera era anche un poco nostra. Cecco era “Marcello”, io “Colline”, Giacomo, manco a dirlo “Rodolfo”…”

Nell’incontro “La naturalezza discorsiva del sentimento”, con ascolti, parla di La bohème Alberto Cantù, musicologo e critico musicale.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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