Intervista a Giorgio Forattini

24 giugno 2014

Anna Crespi ha incontrato e intervistato il grande Giorgio Forattini, celebre illustratore e vignettista, amico di lunga data degli Amici della Scala e grande appassionato di musica.

Giorgio Forattini

Giorgio Forattini - fonte Ansa M.Bazzi

Sei nato a Milano?
Mio padre è emiliano, mia madre dell’Istria. Io sono nato a Roma, ma ho trascorso l’infanzia a Milano perché mio padre era industriale. A Roma ho trascorso molti anni in collegio, a San Giuseppe, in Piazza di Spagna Ho trascorso molti anni anche a Napoli. Adesso abito molto a Milano; sto benissimo, ma la mia città è Roma per la bellezza, per l’aria che vi si respira.

Hai più amici a Roma che a Milano?
Ho più amici a Milano. Vado tre o quattro giorni al mese a Roma. Vivo dieci giorni al mese a Parigi e il resto del tempo sto a Milano.

Da chi hai preso la tua personalità, il tuo carattere?
Per quanto riguarda il mio carattere, sono molto vicino a mia madre. Mio padre ha formato la mia personalità.

Com’era tua madre?
Bellissima. Io ho preso i suoi occhi. Aveva un carattere dolce. Mio padre era autoritario.

Tu hai preso la dolcezza di tua madre e la forza di tuo padre?
La mia fantasia viene da mia madre, la mia cultura da mio padre.

Come stavi in collegio?
Mi divertivo molto. Una volta sono anche scappato, arrampicandomi sul Pincio.

Sei un ribelle?
Se in questo mondo di conformisti essere liberi è essere ribelli, ebbene si sono un ribelle.

Il tuo carattere è ribelle?
A diciotto anni mi sono staccato dalla famiglia. Mi sono iscritto all’Accademia di teatro, dove c’era Sofia Scicolone, Lina Wertmuller e molti altri che sono diventati celebri.Ho fatto l’operaio a Cremona; prima ho frequentato un po’ la facoltà di architettura e quella di giurisprudenza. Per molti anni ho fatto il rappresentante di commercio. Mio fratello, invece, si è laureò e ha intrapreso la carriera diplomatica.

Hai viaggiato molto?
Ho viaggiato moltissimo, con la macchina, al Sud soprattutto. Mi sono occupato di petroli, poi di dischi ed elettrodomestici. Alla fine, dato che ormai lavoravo sempre a Milano. Mi sono radicato in qualche modo a Milano. Vent’anni mi sono risposato a Parigi, dove ho una casa. Sono molto amico di Renzo Piano, che mi ha aiutato a trovare casa nel Marais dove ha il suo studio.

Giorgio Forattini e Renzo Piano

Giorgio Forattini e Renzo Piano - fonte www.forattini.it

Ti piace di più vivere a Milano o Parigi?
A Parigi. Mi sento più libero. In Italai in 40 anni sono stato abbastanza perseguitato, a causa del mio lavoro di disegnatore satirico. Ho iniziato lavorando come grafico per “Paese Sera”, giornale di Roma che ora non c’è più. Sono uno dei fondatori di “Repubblica”. Come disegnatore satirico ho girato per tutti i giornali.

Quando hai capito che ti piaceva disegnare?
Disegno da sempre. A scuola facevo le caricature dei professori e venivo cacciato dall’aula!

Hai iniziato presto a fare caricatura?
Ci sono arrivato poco alla volta. Sono andato anche a scuola di pittura: dovevo copiare un ritratto classico e io ne facevo la caricatura senza accorgermene.

Saresti stato un bravo pittore?
Bravo non so, avrei sempre voluto dipingere, diventare pittore. Tuttavia per guadagnarmi da vivere lavoravo nei giornali che volevano la satira politica.

Mi faresti la caricatura?
Prima ti devo conoscere. Io faccio satira politica e la satira si serve della caricatura e della battuta.

Hai molto senso dell’humor. Sei un uomo allegro?
Sì. Ma ho sempre un fondo di tristezza. Ho vissuto troppo tempo da solo e in tanti posti.

La solitudine ti mette tristezza?
No. Diciamo che è stata la tristezza a spingermi a vivere da solo.

Perchè ti isoli?
Perchè la tristezza mi domina. Da quando è morto mio figlio, mi sono immerso ancora più nel lavoro. La prima moglie mi ha portato via i figli quando erano piccoli. Loro stavano a Chiavari, io lavoravo a Roma.

C’è molto rimpianto?
Il rimpianto acuisce la tristezza. Ho avuto la fortuna di trovare Ilaria, la mia attuale moglie. Ho avuto tante esperienze negative perché purtroppo non riesco a difendermicon cattiveria.

La forza di tuo padre non ti ha aiutato?
Io mi difendo, ma non attacco mai per primo. Sono colpito continuamente da odio, invidia, menzogna: ho girato molti giornali perchè spesso colpito da querele da parte dei politici.

Penso che tu non ti difenda perché sei un uomo libero.
Sì. Io sono libero. Sono i giudici che mi giudicano che dovrebbero essere uomini liberi.

Ti fanno paura le ingiurie?
No. A me fa paura la giustizia italiana. Ecco perchè mi trovo bene a Parigi.

A Parigi sei più libero?
In Italia siamo nelle mani dei politici, che sono supportati dai giudici. I giudici mi condannano per diffamazione a mezzo stampa previsto nel codice Rocco, il codice fascista, che non è stato mai cancellato. In Francia, Inghilterra e gli altri paesi democratici la satira è libera, vola. In Italia devi appartenere a uno schieramento per lavorare in un giornale o in TV. Altrimenti sei considerato fascista, qualunquista…

Da quando la caricatura è di moda in Italia?
Da sempre! Ma nel fascismo non c’era. Ma non è possibile che non esista in un paese con la libertà e la democrazia! Quando faccio satira io non sto diffamando, io sto disegnando la realtà secondo una prospettiva satirica. Come ti dicevo, sono uno dei fondatori di “Repubblica”, eppure dopo 20 anni sono stato costretto ad andarmene per una vignetta che ho fatto su un politico importante (su D’alema quando era Presidente del Consiglio?) e ne il giornale ne l’ordine dei giornalisti mi hanno mai difeso.

Ricordo una tua mostra molto bella a Milano.
Ne ho fatte diverse in varie città.

Hai avuto problemi a organizzare mostre?
Ho esposto le mie opere a Palazzo Reale quando era sindaco Letizia Moratti. Mi dava libertà, non perché ero considerato di destra o sinistra, ma perchè faccio bene il mio mestiere. Credo di essere il “padre” di tutti coloro che ora fanno satira sui giornali e in TV. Su “Repubblica” ho inventato un quartino, Satyricon: davo il tema a collaboratori più giovani di me che mandavano le vignette e venivano pagati. Il più delle volte mi chiedevano consiglio: “Cosa penserà il direttore e il giornale di questo tema?”. Io rispondevo che dovevano esprimersi secondo il loro pensiero! Una risposta indesiderata.

Di una persona, vedi il suo lato buono o quello cattivo? O ti ritieni obiettivo?
Quando vedo una persona, cerco di fotografarla per quello che ha dentro. Osservo continuamente la gente per strada.

Hai studiato psicologia?
No. Io mi considero, con tutti i miei guai, un vincitore. Anche se perdo una causa. Non capisco perché si debba predicare l’odio. Lo sfottò non è odio.

Io pensavo che la vignetta fosse un privilegio.
Sì, lo era. Ma adesso è sparita la satira dai giornali. È sparita a causa delle proteste dei politici al direttore o all’editore: una volta un politico mi chiese 3 miliardi di lire di danno. La satira è sparita. Possiamo affermare che la satira in Italia è stata “uccisa” dai politici con la complicità dei magistrati.

Qual è stato il danno più grande?
Sono spariti tutti i disegnatori. Anche in televisione non ti vogliono, se non sei servo di una fazione, soprattutto di sinistra.

Come ti senti in questa situazione?
Quando i direttori mi dicevano: “Io questa vignetta non te la posso pubblicare”, io mi rifiutavo di farne altre. Per questo motivo sono stato allontanato dai giornali. Però mi sono messo a scrivere libri con Mondadori; sono al cinquantaseiesimo libro. Ho fatto più di ventimila vignette. È un lavoro che mi piace e mi diverte. Io porto lettori ai giornali! La gente per strada mi riconosce, mi ferma. Ho dato ai lettori un sorriso. Non l’odio.

Il fatto di dare un sorriso, ti fa sopportare l’ingiustizia?
Questo sì. Mi considero un uomo forte. Mi spiace non poter più fare il mio lavoro “quotidiano”. Ora mi posso affidare solo ai libri e al mio sito www.forattini.it.

Ti piace la natura?
Moltissimo. Tuttavia, pur amando il verde, mi piace vivere in città, tra la gente.

Giorgio Forattini con la moglie Ilaria

Giorgio Forattini con la moglie Ilaria - fonte web

Ti piace fermarti a parlare con le persone che incontri?
La gente per strada mi ferma, mi chiede le caricature. E io sai cosa faccio? Adesso regalo sempre il mio autocaricatura.

Perché?
È come la mia firma. Lo faccio per lasciare, a chi lo chiede, il ricordo di me.

Se tu facessi della satira senza firmarti, avresti meno problemi con la giustizia?
Io firmo sempre tutto quello che faccio. È un lavoro abbastanza duro. Adesso in politica succedono così tante cose che dovrei fare dieci vignette al giorno. Vuoi che te lo dica? Nel mondo politico non si capisce più niente.

Andavi d’accordo con tuo fratello?
Eravamo completamente diversi. Mio fratello era molto serio, studioso: si è laureato, è diventato ambasciatore e ha girato il mondo. Io non ho mai finito l’università.

Eri la pecora nera della famiglia?
Sì. E mio padre era molto duro con me. Mia madre mi difendeva, ma non troppo.

E in Ilaria, tua moglie, cosa hai trovato?
Quando ho conosciuto Ilaria avevo 50 anni. Lei ne aveva 40. Era già stata sposata, come me.

Lei aveva già figli?
Sì, due. Io ero divorziato e anche lei. La mia prima moglie mi ha portato via i figli. Io capisco che quando ci si separa i figli debbano stare con la madre; ma il buon senso vorrebbe che abitassero almeno nella stessa città del padre!… Avevano 9 e 13 anni all’epoca della separazione. I giudici non ascoltano mai il punto di vista del padre e non capisco perché.

Ancora adesso accade così?
Sì. Lasciamo perdere la giustizia italiana…

Queste lotte ti hanno sfibrato?
Mi hanno sempre messo addosso una grande stanchezza di vivere. Per fortuna ho la splendida Ilaria. Io cerco di essere sempre allegro e brillante; ma dopo un po’ mi cade addosso la stanchezza e una tristezza infinita.

Il dolore per la morte di un figlio non passa mai. Restano sempre i sensi di colpa. Il dolore ti entra dentro e diventa tutt’uno con te…
Mi sarebbe piaciuto stare più vicino a mio figlio. Invece stavamo in due città diverse.

Perchè hai scelto la satira?
Ero stanco di girare per l’Italia in macchina a vendere prodotti. Un giorno ho vinto un concorso per un giornale di Roma, per disegnare una striscia animata. Il personaggio che ho inventato era un rappresentante di commercio, che andava a vendere ma non era bravo; si ritirava a casa, si metteva una parrucca e si metteva a suonare il violino. Io quando tornavo a casa dopo una giornata di vendite, ascoltavo sempre la musica classica e scrivevo poesie.

Ascoltare musica ti fa stare bene?
Sì, mi fa anche piangere interiormente. Ma è un piangere molto dolce… La musica mi piace perfino più della pittura.

Se tu dovessi fare una domanda a te stesso?…
Non saprei cosa dire… mio padre voleva che io facessi l’impiegato di banca.

Non esserlo diventato è una tua vittoria!
Questo sì.

Il tuo carattere ha vinto. Hai una personalità affascinante.
Mi piacerebbe fondare una scuola di satira, ma alla fine non riesco a non occuparmi di politica.

Se adesso ti chiedessero di fare vignette, ma senza satira?
Non mi divertirebbe più.

Prima di lasciarci, potresti?…
… ho capito. Se vuoi ti mando una vignetta. La faccio su me stesso. Te la mando.

“Riproducibile solo citando la fonte: Associazione Amici della Scala di Milano”

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