Intervista a Ilias Tzempetonidis

3 giugno 2014

Pubblichiamo un’intervista di Anna Crespi al responsabile delle compagnie di canto del Teatro alla Scala Ilias Tzempetonidis. Un nome della direzione artistica che ha contribuito, durante la gestione Lissner, a far ritornare il nostro Teatro un grande Teatro.

Ilias Tzempetonidis

Ilias Tzempetonidis - @Teatro alla Scala

Lei è greco, però vive le voci nel mondo. Si sente più greco o uomo del mondo?
Sono un uomo del mondo, con un passaporto greco.

Vede il mondo e ascolta le voci. Quando viaggia sente il mondo o sente le voci del mondo?
Sento le voci, la voce umana, il canto che cerco e seleziono nel mondo. Cerco le voci importanti per il nostro teatro, sempre con rispetto per la tradizione scaligera.

Quando si è innamorato del canto?
Quando ho sentito per la prima volta un’aria con Maria Callas alla radio. Non sapevo che fosse Maria Callas a cantare. Avevo 11 anni. Mi ricordo ancora, era il mese di settembre e mi ha fatto un’impressione tanto grande… Ero molto sorpreso dall’effetto che suscitava in me quella voce.

È stata un’ispirazione? Un colpo di fulmine?
Era un’anima umana che cantava. Ha fatto nascere in me il desiderio di “sentire” di più. A casa avevamo dischi d’opera e ho cominciato ad ascoltarli. Ero fortunato. In seguito ho iniziato a sentire tutte le opere: erano registrazioni dal vivo alla Scala degli anni Cinquanta e Sessanta, un periodo davvero stupendo per la storia scaligera e per la storia del melodramma.

Lei pensa che dentro di noi abbiamo qualcosa di nascosto che in un dato momento appare?
Assolutamente sì. L’arte ha questa forza. Noi lavoriamo alla Scala, in un teatro dove Verdi, Puccini, Donizetti hanno scritto la loro musica. E quella musica è divina; è troppo bella per essere umana: quegli autori hanno avuto un’ispirazione divina per poterla comporre. Noi dopo tutti questi anni riproviamo a sentire e creare la musica che hanno scritto loro. Lo facciamo con grande passione, amore, molto onestamente. Abbiamo una grande possibilità: durante la recita possiamo fermare il tempo per due/tre secondi; questo tempo è il momento della catharsis, perchè è pura energia divina, siamo purificati da quella musica.

Lei è religioso?
Sono religioso, credo in Dio, ma non nella chiesa. Non capisco perchè il papa ortodosso o quello cristiano deve vivere nel lusso; Dio è un’altra cosa, è amore, aiutare gli altri, usare le proprie forze per fare del bene.

I suoi genitori, la sua famiglia, amavano la musica?
No, è nata dentro di me.

Lei pensa che Dio sia vicino alle persone?
Credo che Dio sia dentro tutti coloro che si pongono questa domanda: “Sono pronto per sentire in me Dio?”. È un’energia positiva. Da Maria Callas io ho sentito un’energia solare, calda e mi ha trasmesso forza molto intensa.

Quale definizione darebbe degli artisti come Maria Callas?
Credo che tutti questi artisti siano un po’ ultraterreni. Quando sono sul palcoscenico non sono umani, hanno un’altra energia. La Scala per me è come l’Acropoli. Perché in una città piccola come Milano, che non è grande come New York e Parigi, c’è una teatro come la Scala? Perchèé questo Duomo della musica? Perché Verdi e Puccini hanno sempre avuto al centro dei loro lavori la Scala? Perché Maria Callas e tutti i grandi hanno fatto la loro carriera qui? Perché questo teatro ha un’energia così forte e solare che ha la forza di purificare il pubblico?

Il pubblico diventa una cosa sola nell’ascolto? Tante persone che ascoltano: questo è importante per chi canta?
Gli artisti hanno bisogno del pubblico. Il cantante canta meglio se il pubblico è con lui.

Lei è greco, ma l’antica Grecia ora è in crisi. C’è sempre questo forte amore per la cultura e l’arte dentro i greci avendo avuto questo passato?
C’è, ma al momento è sopita a causa di con questa crisi enorme e fuori controllo. Quando uno non ha da mangiare non pensa all’arte! Sono tempi difficili per la Grecia e dovranno passare almeno altri dieci anni per vedere la luce alla fine del tunnel.

Il pubblico americano vuole determinate voci, in Europa ne cerca altre. Questo elemento rende difficile il lavoro a un ricercatore di voci?
Sì. Le faccio un esempio: una soprano che canta con grande successo la Traviata a New York o Londra o Parigi, non è sicuro che otterrà anche alla Scala un simile successo. C’è il pubblico più difficile del mondo alla Scala. La qualità del coro e l’orchestra della Scala sono fantastici.
Ho ascoltato la Traviata a New York, era stupenda, ma mi sono reso conto di quanto sono fortunato a lavorare qui e ascoltare tutti i giorni questa orchestra e questo coro.

 

“Riproducibile solo citando la fonte: Associazione Amici della Scala di Milano”

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