Prima delle prime – Il trionfo del Tempo e del Disinganno

15 gennaio 2016

Quarto appuntamento del ciclo

Prima delle prime”

Stagione 2015/2016

Amici della Scala – Teatro alla Scala

 

Il trionfo del Tempo e del Disinganno

di Georg Friedrich Händel

libretto di Benedetto Pamphilj

 

Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

mercoledì 20 gennaio 2016 ore 18

 

“È giunto nella nostra città un Sassone eccellente suonatore di cembalo e compositore, il quale oggi ha fatto gran pompa di sé suonando l’organo nella chiesa di San Giovanni con stupore di tutti i presenti.” (Francesco Valesio, Diario di Roma, 14 gennaio 1707).

In quell’occasione Händel era già da un anno in Italia dove vi rimase fino al 1710 raffinando la sua tecnica compositiva che adattava a testi classici italiani. In quel periodo conobbe e frequentò musicisti suoi contemporanei come Scarlatti (padre e figlio), Corelli, Marcello; rappresentò opere nei teatri di Firenze, Roma, Napoli, Venezia. E nella primavera del 1707 ultimava l’oratorio su un libretto dai toni moraleggianti, Il trionfo del Tempo e del Disinganno, scritto dal cardinale Benedetto Pamphilj e rappresentato nell’estate dell’anno seguente. (Nel periodo in cui Händel era nella capitale esisteva il divieto imposto a Roma di una esecuzione in forma “teatrale”). L’oratorio è centrato su quattro figure allegoriche: Bellezza (soprano), Piacere (mezzosoprano), Tempo (tenore), Disinganno (contralto). La Bellezza come si sa è fugace. Tempo e Disinganno celebrano il proprio trionfo mentre Bellezza maledice il momento in cui ha conosciuto il Piacere che sdegnato si allontana da lei.

I quattro i personaggi restano figure vive, vibranti, indimenticabili, perché Händel oltre a essere uno dei più grandi compositori della storia della musica era un drammaturgo di eccezionale talento. L’organico è formato da archi, cembalo, oboi, fagotti, flauti a becco, tiorba, organo. L’organo interviene anche in prima persona (ricordiamo che Händel era un eccellente organista), cioè come solista quando Bellezza visita il regno del Piacere.

Händel poi nel 1737 rivedeva e ampliava il suo lavoro di cui modificava il titolo in Trionfo del tempo e della verità e nel 1757 lo ampliava ulteriormente e lo traduceva in inglese dandogli il titolo The Triumph of the Time and Truth.

Sul tema della fugacità della Bellezza si ricordano i versi: “Ma che veggio! che miro? Io credevo d’essere bella e son deforme.” E ancora “Sì, sì cadete a terra ricche pompe del crine! sia questo giorno ai miei deliri il fine”.

Nota. Nel soggiorno italiano vi era la tendenza prevalente a scrivere il nome del compositore come era all’origine, alla tedesca: Georg Friedrich Händel. Al suo arrivo in Inghilterra fino alla sua fine il compositore si firmava George Frideric Händel.

Nell’incontro “Splendori e delizie del barocco romano” con ascolti e video, parla di Il trionfo del Tempo e del Disinganno Raffaele Mellace docente di Musicologia e Storia della musica all’Università degli Studi di Genova.

 

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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