Prima delle prime – Chovanščina

21 febbraio 2019

Sesto appuntamento del ciclo

Prima delle prime” – Stagione 2018/2019

Amici della Scala – Teatro alla Scala

Chovanščina

di Modest Petrovič Musorgskij

libretto di Modest Petrovič Musorgskij

Teatro alla Scala – Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”

Lunedì 25 febbraio 2019 ore 18

Chovanščina, l’opera in cinque atti composta da Modest Petrovič Musorgskij tra il 1872 e il 1880, andrà in scena alla Scala il 27 febbraio con la direzione di Valery Gergiev e la regia di Mario Martone. Chovanščina ha una genesi assai complessa; il compositore dopo aver raccolto una gran mole di materiale (infatti è suo il libretto molto denso e articolato, ispirato alle antiche cronache dei “vecchi credenti” secondo i quali la Chiesa ortodossa era caduta nelle mani dell’Anticristo) non riuscì a portare a termine l’opera, alla quale dedicò tutta l’ultima parte della sua vita. Morì improvvisamente quando era riuscito a vivere osservando un regime d’assoluta sobrietà (l’alcolismo l’aveva infatti a lungo accompagnato) il 28 marzo 1881, una settimana prima di festeggiare i suoi 42 anni. Chovanščina è un vasto affresco della Russia nell’età delle “oscure congiure” (1682-89) e riguarda un episodio relativo alla ribellione del Principe Ivan Chovanskij e dei “vecchi credenti” contro Pietro il Grande. La partitura di Musorgskij ebbe la sua prima rappresentazione, a cura di un gruppo amatoriale, il 21 febbraio 1886 con il contributo dell’eterno amico – antagonista Nikolaj Rimskij-Korsakov, che non limitò il suo intervento alla semplice orchestrazione, ma ne fece una vera e propria revisione, modificando e spostando intere scene. Le poetiche dei due compositori erano infatti differenti: “Musorgskij inseguiva la verità a scapito della bellezza, il cui ideale egli disprezzava. Rimskij sfuggiva dalla realtà per sprofondare nel regno della fiaba”. Così Franco Pulcini scrive in un saggio dedicato a Musorgskij. Nel 1913 Chovanščina fu messa in scena a Parigi, in una produzione di Djagilev, con una orchestrazione che vedeva la singolare collaborazione di Igor Stravinskji e Maurice Ravel. L’ibrida versione tuttavia non ebbe un gran successo. Solo il finale di Stravinskij sopravvisse e fu pubblicato nel 1914. Bisogna però arrivare al 1958 per registrare la grande svolta, quando cioè Šostakovič iniziò la sua orchestrazione sulla base della partitura originale di Musorgskij.

E ancora una riflessione di Pulcini: “Malgrado le sue colpe, Rimskij aveva lavorato da grande musicista. Il suo intento era di rendere più accettabili per la maggior parte del pubblico partiture irte di effetti poco convenzionali. Forse quel tempo lontano non era ancora pronto per accettare il dettato musicale di un genio indifferente alla tradizione quale era Musorgskij. Sta di fatto che le versioni di Rimskij spazzarono via per decenni quelle originali”.

Nell’incontro “Il tramonto della Russia arcaica”, con ascolti e video, parla di Chovanščina Liana Püschel, dottore di ricerca in culture classiche e moderne. In quanto cultrice della materia Storia della Musica svolge attività di supporto alla didattica presso l’Università degli Studi di Torino dove ha ottenuto il dottorato.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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