Prima delle prime – Wozzeck

16 ottobre 2015

Ventiduesimo appuntamento del ciclo

Prima delle prime”

Stagione 2014/2015

Amici della Scala – Teatro alla Scala

Wozzeck

di Alban Berg

libretto di Alban Berg da Georg Büchner

Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

Giovedì 22 ottobre 2015 ore 18

 

È certo che Alban Berg sia rimasto letteralmente folgorato il 5 maggio 1914 dalla rappresentazione del Woyzeck di Georg Büchner: si trattava di un dramma violento e umanamente disperato, rimasto incompiuto per la morte precocissima dell’autore. “Quattro file dietro di me sedeva Alban Berg” – testimonia Paul Elbogen – “Alla fine dello spettacolo lo incontrai. Era mortalmente pallido e sudava abbondantemente… <Non è fantastico, incredibile? Qualcuno deve metterlo in musica>”. Quel qualcuno era naturalmente lui, Berg, che al progetto pose mano subito limitandosi ad alcuni abbozzi, che riuscì a sviluppare soltanto dopo la Prima Guerra Mondiale, quando gli fu possibile dedicarsi intensamente al lavoro e portarlo a termine nell’aprile del 1922. A quel tempo il compositore austriaco, allievo di Schönberg, era quasi sconosciuto. Problematica si presentava la possibilità di rappresentare l’opera, dal titolo Wozzeck. Generoso certo fu l’aiuto di Alma Mahler (a lei è dedicata l’opera) per la sua pubblicazione, ma determinante per la messa in scena fu l’intervento di Erich Kleiber che decise di assumersi il compito della prima rappresentazione a Berlino il 14 dicembre 1925. Fu un grande successo. Wozzeck è la prima opera di Berg: alla folgorazione iniziale seguì un lavoro appassionato, quindi un altrettanto appassionato accompagnamento di quel “suo Wozzeck” nel mondo della musica. In questo, non meno del suo maestro Schönberg, Berg si rivela un anticipatore della pratica, corrente nella Nuova Musica del secondo dopoguerra, di sostenere le proprie composizioni con un apparato teorico-analitico che di quelle opere diventa parte integrante. Alcuni esempi: la precisa rettifica alle opinioni di teoria musicale del critico Emil Petschnig in “Die musikalischen Formen in meiner Oper Wozzeck”, del 1924; l’“Analisi” dell’opera, lunga e approfondita, preparata per una conferenza a Oldenburg nel 1929, ripetuta poi in altre città tedesche; le “Istruzioni pratiche per l’esecuzione”, testo scritto nel 1930.

 Ecco cosa scrisse Berg in un articolo del 1924, “Opernproblem” (il problema dell’opera): “… nel momento in cui mi determinai a scrivere un’opera non avevo altro intento … che di dare al teatro quello che appartiene al teatro, cioè di articolare la musica in modo tale da renderla cosciente, in ogni istante, del mio dovere di servire il dramma; anzi, ancor più, che essa attingesse solo in se stessa tutto ciò di cui questo dramma ha bisogno per tradursi nella realtà del palcoscenico, imponendo, in tal modo, al compositore tutti i compiti essenziali di un regista ideale.”  I mezzi musicali erano nuovi (la cosiddetta “libera atonalità” che precede l’invenzione della dodecafonia), ma il progetto antico: il “problema dell’opera” per Berg era lo stesso di Monteverdi.

Nell’incontro “Destino musicale di un frammento postumo” con ascolti e video, parla di Wozzeck Paolo Petazzi, storico della musica e critico.

Il ciclo di incontri di “Prima delle prime” fa parte del palinsesto di “Expo in città”

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