Prima delle prime – Fin de partie
31 ottobre 2018
Ventiduesimo appuntamento del ciclo
“Prima delle prime” – Stagione 2017/2018
Amici della Scala – Teatro alla Scala
Fin de partie
di György Kurtág
versione drammaturgica di György Kurtág dal dramma di Samuel Beckett
Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
Martedì 6 novembre 2018 ore 18
Fin de partie di György Kurtág sarà alla Scala il 15 novembre e rappresenterà, nella stessa occasione, l’evento più importante di Milano Musica, che sull’attività di questo compositore universalmente considerato tra i maggiori viventi ha costruito l’esteso e coinvolgente programma del suo annuale Festival.
Finalmente, si può dire, perché parte del merito di questo debutto si deve all’ostinazione del Sovrintendente del Teatro alla Scala Alexander Pereira, che inseguiva fin dai tempi della sua sovrintendenza a Zurigo e Salisburgo il sogno di portare in scena un’opera del grande musicista ungherese, d’origine rumena, ma che ha risieduto anche a lungo nell’Europa occidentale. Fin de partie è la prima opera di Kurtág che, ora novantaduenne, si è dedicato per tutta la vita alla composizione di musica cameristica e orchestrale. La decisione di comporre un’opera avvenne a Parigi nel lontano 1957, quando ebbe l’occasione di assistere a Fin de partie di Samuel Beckett.
“Gli attori recitavano veloci e il mio francese non mi permetteva di capire perfettamente. Ma l’impressione fu enorme, intuii che se mai un giorno avessi scritto un’opera mi sarei ispirato a quel capolavoro.” Così riporta Enrico Girardi in una sua intervista sul Corriere della Sera.
Se Kurtág ha dedicato tanto tempo, più di 7 anni, a questa partitura – ci riferiamo a un suo racconto – ciò è stato determinato per prima cosa dal desiderio di comprendere a fondo un testo aperto a molteplici interpretazioni; poi è intervenuto il problema di dare un taglio preciso al libretto, quindi quello di definire una vocalità che come quella di Debussy e Poulenc fosse informata alla lingua francese. Infine arrivò il momento della composizione vera e propria, con un organico orchestrale esteso e arricchito da numerose tastiere e percussioni, dal cimbalom ungherese e da due bajan (una fisarmonica cromatica di origine russa).
Scrive ancora Girardi: “ … un capolavoro destinato a riscrivere la storia della musica di oggi. Il linguaggio è modernissimo, ma nella miriade di gesti, linee, colori che lo attraversano si sente in filigrana il peso della tradizione.” E lasciamo la conclusione a Kurtág, che studiò a Parigi con Olivier Messiaen e Darius Milhaud: “Se vogliamo scherzare, ma fino a un certo punto, si può dire che Fin de partie è il mio Rigoletto.”
L’opera sarà diretta da Markus Stenz, mentre lo spettacolo porta la firma di Pierre Audi.
Nell’incontro “La scacchiera vuota della vita”, con proiezioni, parla di Fin de partie Ugo Volli, professore di Semiotica del testo nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Torino.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti
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