“Prima delle prime”, 13 giugno: “Manon” di Jules Massenet

8 giugno 2012

“Le malìe della femme fatale”: avrà questo titolo il nono appuntamento stagionale di “Prima delle prime”, dedicato a Manon di Jules Massenet. Ne parlerà Laura Cosso, musicologa e docente di Arte scenica al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. L’appuntamento è per mercoledì 13 giugno 2012, alle ore 18, presso il ridotto dei palchi “Arturo Toscanini” del Teatro alla Scala.

L’opera di Massenet sarà poi in scena alla Scala, diretta da Fabio Luisi, con regia e costumi di Laurent Pelly, dal 19 giugno al 7 luglio 2012.

L’incontro di “Prima delle prime” è organizzato dagli Amici della Scala. Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

Supporto per l’ospitalità: Brera Hotels.

Dal testo del comunicato stampa ufficiale:

Manon

di Jules Massenet

Libretto di Henri Meilhac e Philippe Gille.

Parigi 1884. Si chiama opéra-comique, ma non ha i caratteri originari di quella tradizione francese: brevità (Manon è in 5 atti) e dialoghi recitati (il declamato ha forma di melologo, si scioglie sulla musica in flessibilità estrema, dagli a parte sussurrati al cantabile, alle arie). Ne ha la grazia. La storia dei due innamorati (attinta al romanzo di Prévost del 1731) si staglia entro scene di folla in movimento. Il cortile della locanda di Posta dove arrivano le carrozze dei viaggiatori, fra libertini danarosi, soldati, ragazze allegre, accoglie Manon, sedicenne di sbocciante bellezza, stordita dal viaggio, attirata da ciò che vede ma destinata al convento. Entra il giovane Cavaliere Des Grieux, ed è colpo di fulmine: piccole frasi sulla melodia del violino li allacciano, la dolcezza di lei è irresistibile; la carrozza che un ricco voglioso le aveva inutilmente prospettato li rapisce insieme verso Parigi. Nella casa di Parigi, affettuosa e precaria. Leggono insieme la lettera che il giovane ha scritto al padre, ma un corteggiatore potente trama e l’avverte che il padre farà rapire Des Grieux. Manon non sa opporsi al destino che la trascina, lagrima nel dar l’addio alla petite table già preparata e ascolta lui che, ignaro, sogna la casetta della loro felicità. Ma l’agguato è alla porta.

Brilla la bellezza di Manon, cortigiana di lusso, alla passeggiata mondana di Cours la Reine. Canta un’aria di virtuosismo eccitata e malinconica, ma ascolta che Des Grieux sta per pronunciare i voti a Saint-Sulpice e là si fa portare. Organo, pensieri alti e severi, preghiera segreta del futuro abate per dimenticare (Ah! fuyez! douce image) ed ecco irrompe Manon, supplica perdono, lo avvolge carezzevole e sensuale in un duetto senza respiro. E fuggono. Prossima tappa una sala da gioco. La pulsazione ritmica incalza ossessiva i giocatori. Manon ha convinto il riluttante Des Grieux a tentare la fortuna; vince ma è ingiustamente accusato per vendetta. Le guardie, e il padre, li separano nel concertato finale lacerante. Sulla strada dell’Hâvre, dove passa la carretta delle prostitute destinate a deportazione, l’ultimo incontro. L’orchestra porta il tema di Manon, cangiante in qualcosa che non riconosciamo perché lei è cambiata. Con tenerezza infinita confessa a lui, Seul amour de mon âme!, la propria leggerezza colpevole, chiede perdono prima di morire. Si affacciano e sfanno i temi del loro incontro e lei non ha voce per intonarli, non ha forze per fuggire. E lui riprende il tema di seduzione, la culla mentre Manon si addormenta per sempre.

Franca Cella

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