Il Maestro Daniele Gatti agli Amici della Scala

13 November 2014

Gli Amici della Scala, lo scorso 28 ottobre, hanno ospitato il Maestro Daniele Gatti, di recente nominato Chief Conductor della Royal Concertgebouw Orchestra. L’incontro, disseminato di profonde e acute riflessioni musicali ma anche di aneddoti personali che hanno rivelato un Gatti piacevolmente brillante e disponibile, è in fondo la miglior anticipazione dell’intervista che pubblicheremo a breve nell’apposita sezione del nostro Blog.

Alessandro Gamba, Daniele Gatti e Cesare Mazzonis (foto Matilde Garelli)

La serata è stata presentata dal professor Alessandro Gamba, docente di Storia della Filosofia all’Università Cattolica di Milano che, dialogando con il Maestro, gli ha permesso di rivelarci le tappe salienti della sua carriera. Quali sono stati i momenti storici e quali quelli d’attualità? Cominciamo con il primo rapporto con la Scala quando, nel 1988 il giovane Gatti, fino ad allora direttore di concerti al Conservatorio o con l’As.Li.Co., è “precettato” per un rossiniano L’occasione fa il ladro che doveva inserirsi nella complessa scenografia di un Guglielmo Tell ideato da Ronconi. L’esordio è tale da indurre il sovrintendente a invitare il debuttante direttore per una nuova produzione di Luisa Miller. La risposta fu «non mi sento adeguato» che voleva dire «sto navigando in acque troppo alte». Con un lungo salto di tempo arriviamo alla recente nomina di Chief Conductor della Concertgebouw Orchestra, che non nasce dal nulla ma da dieci anni di felice collaborazione. Nomina avvenuta, non per votazione, ma dall’accordo di un comitato di 20 musicisti che, per tradizione, raccolgono le opinioni dei colleghi d’orchestra. Particolare curioso: l’approvazione finale deve essere data dalla regina d’Olanda, che per Gatti si è espressa subito con termini entusiastici. Intanto prima di arrivare all’incarico di questa prestigiosa orchestra che, fondata ad Amsterdam nel 1888, ha avuto come Chief Conductor i maestri W. Kes, W. Mengelberg, E. van Beinum, B. Haitink, R. Chailly, M. Jansons, la storia musicale di Gatti si articola nella frequentazione di importanti orchestre internazionali. Le sue interpretazioni, immerse in un ricco e vario repertorio, maturano sensibilmente, in particolare nelle opere di Verdi, a tal punto da indurre il professor Gamba a segnalare che si comincia a parlare di un Verdi di Gatti «così come si parla di un Verdi di Karajan, di un Verdi di Abbado, di un Verdi di Muti». La traviata in scena il 7 dicembre 2013 alla Scala (l’accettazione a dirigere quest’opera tabù, dopo i lontani precedenti Visconti-Callas, sollecitava l’invito «sparate pure») e il Trovatore al Festival di Salisburgo nella scorsa estate, rappresentano due tra gli eventi più significativi nel percorso musicale di Gatti. Poi ci saranno un Macbeth con la regia di Mario Martone e l’amatissimo Falstaff («se dovessi salvare una sola opera salverei questa») che, nato a Londra con la regia di Robert Carsen, approderà di nuovo alla Scala verso la fine di Expo. E cosa ancora in un prossimo futuro? Appare Debussy con il poetico Pélleas et Mélisande al prossimo Maggio Musicale Fiorentino con interpreti tutti italiani e tutti debuttanti nell’opera, dal direttore al regista Daniele Abbado ai cantanti. Un’ultima domanda: cosa significa aver studiato composizione? «Tutto. Sono studi che, al di là dell’aspetto tecnico, trasformano in una esperienza poetica la lettura dei diversi testi musicali.»

Chiudiamo con una rassegna di immagini della serata (foto Matilde Garelli e Raimondo Santucci).

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